Lezione di Andrea Donaera: “Dare sepoltura ai morti” dal volume “Il riparo delle sillabe e delle parole” a cura di Paolo Fabrizio Iacuzzi
Anche quest’anno a Natale (come del resto per tutti i Natali degli ultimi anni) verso mezzogiorno, quando ci si accinge a imbandire la tavola per il pranzo con i famigliari, non ho potuto non ripensare per qualche momento allo stesso giorno di Natale del 2013.
Erano precisamente le 11.45 quando composi il numero di telefono di casa Bandini. Sapevo che Fernando era stato dimesso il giorno precedente dall’ospedale dove era stato ricoverato diversi giorni per un aggravamento della sua malattia.
Mi rispose la cameriera indiana: “Non so se il Professore può parlarle. È molto debole. Meglio se richiama nei prossimi giorni”.
Ma nel sottofondo avvertii una voce stentata che chiedeva: “Chi è? mi dica chi è prima di riappendere”.
“È Tiziano, Professore”.
Così, dopo un leggero tramestio, si muoveva sicuramente in carrozzina: “Ciao,” mi disse “buon Natale”.
Aveva una voce debole, quasi intermittente, affannosa. Gli augurai anch’io buon Natale e gli dissi della mia gioia nel sapere del suo ritorno a casa: “Buon segno, Professore”, non ero mai riuscito a dargli del tu, pur se lui me l’aveva sollecitato più volte. “Così potremo finalmente stappare quel meraviglioso prosecco che ho tenuto in serbo per questa occasione. Mi dirà lei quando potrò venire a trovarla”. (…)