VENERDì 21 FEBBRAIO • BIBLIOTECA SAN GIORGIO, SALA GIANNA MANZINI • 16.30. LEZIONE di ALBERTO BERTONI • A PARTIRE DA EUGENIO MONTALE E IL RAPPORTO FRA POESIA E LUCE. Il docente di Letteratura italiana all’Università di Bologna e giurato del Premio Ceppo parlerà a partire dal suo libro “Voci dal grande stile. Poesie e prose fra due secoli” (Il Mulino, 2023). In collaborazione col Fondo Piero Bigongiari della Biblioteca San Giorgio.
Sabato 22 febbraio, ore 10.30-12.00 presso la Fondazione Poma a Pescia il critico terrà una lezione.
Un percorso che parte dal Gadda lettore di Manzoni e sperimentatore di strepitose macchine espressive per arrivare a quella che per lui è la linea maestra della poesia contemporanea (padana e milanese) attraverso i poeti paradigmatici del Novecento e in primo luogo Montale (fra gli altri Saba, Ungaretti, Pavese, Bacchini). Bertoni, anche lui uno dei maggiori poeti contemporanei, mette in evidenza i tratti di una nuova concezione della letteratura, quella che intreccia i generi e ne altera i confini, scendendo così dalla torre d’avorio in cui si era confinata. Ne risulta uno sguardo originale sulla produzione del Novecento ma anche una mappa utile ad attraversare alcuni sentieri della tradizione.
La questione del leggere con cognizione di causa è invece una questione cruciale per tutte le società occidentali, poiché le tecniche che ci permettono di riunire – leggendo – acculturazione e piacere, capacità astrattiva ed empatia, soddisfazione di tutto il corpo e accrescimento culturale le ha già descritte mirabilmente Italo Calvino nella «cornice» del suo capolavoro ultimo, “Se una notte d’inverno un viaggiatore”, uscito nel 1979, sulla soglia d’ingresso della stagione postmodernista. Ma il risultato è stato che i precetti formulati da Calvino per il Lettore e la Lettrice consapevoli hanno chiuso – grazie allo humour inimitabile del loro autore – l’epoca del Moderno, senza tuttavia poter essere travasati e riconosciuti come capitali (e come veri e propri tesori in progress) dentro quella nuova. Non c’è dubbio, allora, che il leggere non sia ancora stato sostituito da alcun correlativo equipollente (e credo sia prematuro esprimersi in questa chiave sulle potenzialità e sulle aporie della cosiddetta Intelligenza Artificiale), nel XXI secolo di cui è già quasi trascorso il primo quarto.
Nelle due lezioni che Alberto Bertoni terrà a Pistoia e a Pescia leggerà e commenterà alcune poesie a lui care. Per Pistoia di Montale: “Ho sceso dandoti il braccio almeno un milione di scale” (da “Satura”) e “L’educazione intellettuale” (da “Quaderno dei quattro anni”. Per Pescia: “I limoni” di Montale (da “Ossi di Seppia”), “Quanto spera di campare Giovanni” di Giudici (dal libro omonimo), “Domattina parto per Nizza e sono a Parma” di Bacchini e una poesia di Vittorio Sereni.
A proposito di Montale Bertoni ha scritto nel blog di Luigia Sorrentino: “Nonostante l’oscillare delle mode, un ruolo primario continuano per me ad avere le poesie di Eugenio Montale, da sempre l’autore col quale avverto una sintonia profondissima, in tutte le parti e le manifestazioni della sua lunga storia inventiva. In proposito, ricordo che al liceo, per contestare un professore di filosofia con cui non avevo feeling, durante le sue ore leggevo platealmente o Montale o un giallo di Simenon, di Maigret. Montale è stato per me anche la salvezza dalle astrazioni del linguaggio della filosofia che non ho mai amato e che adesso amo ancor meno di allora”.
Scrive Bertoni in “Montale, in conclusione. Insegnare un modello di poesia” (Book Editore, 2015): “Oggi come mai sono convinto che Montale sia una delle architravi, oltre che un modello, del Novecento letterario non solo italiano ma occidentale; e che invece la sua conoscenza diretta – almeno nella scuola italiana – si riduca ogni giorno di più ai pochissimi testi (introdotti peraltro da formule critiche semplificatrici e spesso sbagliate) proposti agli studenti in vista dell’esame di maturità. A ciò si aggiunge un ulteriore paradosso, che coinvolge lo stare in limine, sul limitare di una soglia senza mai risolvere in sintesi le contraddizioni aperte e paradossali dell’umana realtà, cosi tipico di Montale: se si guarda alla cronologia, infatti, la sua poesia è la più recente che si studia nell’ultimo anno delle Superiori; ma è anche la più antica a poter essere riconosciuta canonica, dentro la tradizione del nuovo e del contemporaneo, oggi in Italia”.
Alberto Bertoni insegna Letteratura italiana contemporanea e Poesia del Novecento nell’Università di Bologna. Nel 2010 ha curato i “Romanzi” di Alberto Bevilacqua nei «Meridiani» Mondadori. Di recente ha pubblicato “Poesia italiana dal Novecento a oggi” (Marietti, 2019). Fra i suoi libri usciti al Mulino ricordiamo: “La poesia. Come si legge e come si scrive” (2006) e “La poesia contemporanea” (2012)