Rebecca Garbin vince il Ceppo Selezione Poesia Under 35. La motivazione di Gabrio Vitali, membro della Giuria Letteraria.
Rebecca Garbin vince il premio Ceppo Selezione Poesia Under 35 2025 con il libro Male minore (Vallecchi Firenze 2024), sua opera prima, per l’originalità, la competenza e la maturità del fare poetico. L’impianto prosodico e il registro narrativo della sua scrittura; la costruzione del verso in una metrica dal ritmo musicale avvolgente e lieve negli innalzamenti e abbassamenti di tono; una materia lirica esperienziale ma sapientemente impastata coi racconti di un epos familiare, segnato dagli avvenimenti della grande Storia, e con leggende e vicende raccolte nei luoghi via via abitati, nelle valli montane di Piemonte e Veneto o nella grande metropoli milanese; un retroterra di letture affettuosamente debitrici verso maestri significativi della poesia contemporanea; una lingua poetica che amalgama il pensiero quotidiano sullo scorrere delle cose con riferimenti letterari che quello stesso scorrere hanno fissato nella sua personale memoria culturale: è questo il ricco bagaglio nel quale l’autrice ha filtrato lo stile, vale a dire la postura e la tecnica, con cui ha costruito il suo libro.
Il “male minore” è la nota che pervade e avvolge sia l’esistenza che la Storia, rendendole – esauste, svuotate di desiderio, incerte di senso e minate dal finire – in un unico racconto, nel quale ricordi, ambienti e figure familiari, leggende e personaggi del folklore alpino, vicende, luoghi e persone della vita metropolitana si fanno pensiero mitologico e metafora dell’esistere. Epico come ogni vero racconto della vita degli uomini nel tempo, il libro di Garbin ci parla di una quotidianità sfibrata dal morire, dal dismettere e dal perdersi delle cose di una vita, che tuttavia il suo verso si ostina a trattenere e a interrogare, trasformandola in leggenda e riconoscendone il mistero: “Vive ut vitas vivi – non morirò. Vivo ancora / io che sono come te nella leggenda (…) Tu sai che non è l’aria a tenere i mondi uniti / ma il fuoco bianco delle stelle / troppo grandi anche per essere pensate”.