61 Premio Ceppo Giovani Poesia – Recensioni ai poeti finalisti Di Palmo Piersanti Villalta

Grazie a Conad, la poesia di Di Palmo, Piersanti e Villalta vista dai giovani… e dai ragazzi


Il 18 marzo 2017 si è tenuta nella Sala Maggiore del Palazzo Comunale di Pistoia la cerimonia di premiazione del Premio Laboratorio Ceppo Giovani Poesia, a cura del poeta-educatore e presidente-direttore del Premio Ceppo Paolo Fabrizio Iacuzzi, con la partecipazione dei tre poeti finalisti Di Palmo, Piersanti e Villalta che hanno ascoltato con vivo interesse e ammirazione le recensioni animate e hanno avuto un proficuo dialogo con i giovani delle scuole e della Giuria dei Giovani Lettori, offrendo nuovi spunti di riflessione e ringraziandoli per l’ottimo lavoro svolto da loro e dai loro insegnanti.

La risposta ai bandi del Premio Ceppo Giovani sia per Marina Nemat sia per i tre poeti finalisti al Ceppo anche quest’anno è stata enorme con più di 200 recensioni pervenute e i ragazzi hanno dimostrato di saper affrontare, con gli strumenti forniti sia dagli insegnanti che dai suggerimenti del laboratorio, anche la poesia contemporanea esaminata con rigore scientifico ma anche con trasporto personale.

Le scuole partecipanti sono state il Liceo linguistico Pacini con la professoressa Ilaria Borracchini, l’Istituto Professionale Einaudi con la professoressa Sabina Candela, il Liceo Mantellate con a capo la professoressa Sara Lenzi, l’Istituto Professionale Pacinotti con le professoressa Daniela Gori e Sabrina Zini, e per la prima volta il Liceo Classico Lorenzini da Pescia guidato da Filiberto Segatto.

All’incontro ha partecipato anche una classe prima della scuola Anna Frank guidata dalla professoressa Sara Lenzi, che ha posto delle domande ai tre poeti, secondo un progetto di continuità adidattica e reciproca educazione tra i ragazzi delle scuole secondarie di 1° e di 2° grado.

L’incontro è stato animato dalle intelligenti domande che i ragazzi hanno posto ai tre poeti, in un fitto dialogo.

L’assessore alla cultura e all’educazione del Comune di Pistoia Elena Becheri ha portato i propri saluti dichiarando che il Progetto Educativo Lettori uniti del Ceppo è stato inserito fra i progetti dedicati alla promozione della Lettura del Comune al Salone del Libro di Torino.

Anche i dirigenti del Liceo Pacini e del Liceo Savoia D’Aosta hanno portato i loro saluti ai ragazzi e ai due rappresentanti di Conad Tirreno che hanno distribuito i buoni libro e i libretti della casa editrice Via del Vento agli studenti del Liceo Pacini per il grande impegno profuso nel blog “Il Ceppo del Pacini”. Menzione speciale è stata fatta anche al Liceo Scientifico d’Aosta per le attività riguardanti la poesia, con gli incontri dei ragazzi con i tre poeti finalisti nella serie di “Poesia e Musica” a cura di Roberta Gentile e delle attività in inglese sui poeti internazionali vincitori del Ceppo a cura di Donatella Naldi.

Ecco chi sono i vincitori e i segnalati che hanno ottenuto buoni libro spendibili nella libreria Giunti al Punto di Pistoia.


PER PASQUALE DI PALMO

VINCITORE

Per l’analisi acuta e precisa del percorso umano e esperenziale della voce poetica, in particolare sulla possibilità di superamento di un sentimento della lacerazione.

Michele Pastacaldi, Classe V sez. A Liceo Scientifico Mantellate: Nella seconda sezione della raccolta, intitolata Centro Alzheimer, aleggia sospeso in un’atmosfera ferma e asettica di un centro per anziani, quasi disinfettata, un palpabile sentimento dell’incombenza ineluttabile della morte che vuole quasi essere negata dall’immutabilità della struttura e dall’impeccabile saluto garbato delle infermiere. Qui, il padre del poeta, colpito proprio dall’Alzheimer, contrasta vistosamente con lo sfondo del Centro e costituisce la parte propriamente dinamica dell’insieme. Un dinamismo, tuttavia, di stampo senecano: ogni istante da lui vissuto e il decorso della malattia rappresenta il progressivo compimento della morte. «Quae rapit ultima mors est», diceva proprio l’antico stoico, ed effettivamente il poeta decide di descriverci quei momenti in cui la morte si è portata via solo per metà il suo babbo che, privato della coscienza, sarà “inconsapevole di morire / essendo inconsapevole di vivere”.

SEGNALATI

Giulia Bartolini 4D linguistico ITCS Pacini: Poesia II di Centro Alzheimer in Trittico del Distacco di Pasquale di Palmo. Questa poesia, nonostante comunichi tristezza e un senso di sconforto, mi ha profondamente colpito perché ho sempre interpretato la figura della volpe, con i suoi movimenti improvvisi, come un animale capace di trasmettere libertà e spensieratezza; ora so che ogni elemento può avere un significato opposto a quello comune e tutte le volte che, tornando in città dalla mia casa in montagna, una volpe mi attraverserà fugacemente la strada, il mio pensiero tornerà a questa poesia. Alla vita e alla morte.

Ayoub Froukkass della Classe V BMG, Istituto Pacinotti: “Trittico del distacco” di Pasquale Di Palmo. In pochi versi il poeta riesce a far immedesimare il lettore nel suo stato d’animo costretto a vedere il proprio padre rinchiuso in un posto sicuro, ma allo stesso tempo desolante, dove ogni sentimento assume un colore bianco, grigio, come gli occhi del padre che con essi chiede pietà, una fine da cui poter ricominciare.

Michael Moschini della Classe V BMG, Istituto Pacinotti: Poesia IX “Trittico del distacco” di Pasquale Di Palmo: Rileggendo questo libro mi tornano in mente i momenti in cui anche mia madre era lì a fare la stessa cosa con sua madre, con la volontà di aiutarla a protrarre la sua vita il più a lungo possibile e nel modo migliore.


PER UMBERTO PIERSANTI

VINCITORE

Per aver colto con grande sincerità ed entusiasmo la figura del figlio nel gioco col granchio in un processo di immedesimazione fra autore e lettore in cui il grande codice della natura viene definito il sentirsi “parte di un cosmo ordinato e indifferente”.

Samuele Labbadia, classe V BMG, Istituto Pacinotti, prof. Sabrina Zini: da Umberto Piersanti, Nel folto dei sentieri, la poesia Era un giorno perfetto, dal capitolo: “Le ore e i giorni”. Umberto Piersanti si sofferma a riflettere su un ipotetico gesto del figlio o di lui stesso, che potrebbe cambiare la sorte del granchio. “Se lo sollevi e dentro l’acqua lo posi, non infrangi la legge che t’impone una diversa vita lasciare alla sua sorte?”. Ah, che meravigliosa riflessione e quale modo migliore per chiudere una poesia se non con questo dubbio? Il poeta sa dare un grande spessore a queste parole, sarà a causa della dura vita che lui stesso si trova ad affrontare? Non lo so, ma una cosa è certa. Io ho sempre ammirato la poesia ma non ho mai avuto, forse la voglia, o “chi lo sa?” il tempo per dedicarmi a essa. Piersanti però mi ha colpito, mi ha fatto innamorare dei suoi versi ed è riuscito a farmi immedesimare. Mi sono raccolto in queste poesie fino a confondermici completamente, tanto da provare le stesse sensazioni e da sentirmi parte di un cosmo ordinato e indifferente.

SEGNALATI

Marta Bruschi IV D Liceo Linguistico Pacini: IL SOGNO DEL CAVALIERE da Il folto dei sentieri di Umberto Piersanti: Alla mia età la vita è una promessa, non voglio pensare che sia solo un’illusione. Ma Piersanti non mi ha comunicato un senso di profonda delusione e tristezza; ho avvertito, in quel “cammino eterno e infinito”, come una molla, una spinta a una continua ricerca di obiettivi da perseguire.

Sara Benvenuti 4D Linguistico ITCS Filippo Pacini: Da Nel folto dei sentieri,  di Umberto Piersanti, La neve e il fuoco.  Questa lirica mi ha toccato profondamente perché mi ha ricordato la mia infanzia, quando guardavo mio padre come se fosse un supereroe, forte e tenace, capace di fare qualsiasi cosa ed ero orgogliosa di lui, tanto da vantarmene con le mie amiche.


PER GIAN MARIO VILLALTA

VINCITRICE

Per la chiara riflessione sulla propria relazione col padre in un gioco di rimandi ai versi del poeta.

Laura Lada 4D Linguistico ITCPacini: Poesia III di La figlia che dice che è felice in Telepatia di Gian Mario Villalta: Il sentimento di incertezza e il registro linguistico molto semplice mi hanno reso il testo affettivamente vicino. Ripenso a mio padre, uno di quei tipi che all’apparenza sembrano freddi e insensibili, anche lui esitante nel rivelare il suo amore. La poesia mi ha commossa perché mi ha fatto guardare certi atteggiamenti da un altro punto di vista e soprattutto mi ha fatto riflettere su quanto sia difficile, impegnativo e fondamentale il ruolo di padre che non ha bisogno di tante parole ma dimostra il bene ogni giorno, con piccoli gesti. Perciò questa poesia la dedico a lui, mio padre.

SEGNALATI

ALESSIA DI SANTE ISTITUTO PROFESSIONALE “Luigi Einaudi” di Pistoia V ES. Recensione del POEMETTO: Telepatia: Villalta scardina con naturalezza l’egoistica chiusura dell’autoreferenzialita’, offrendosi generosamente all’altro, che ne rimane avvinto, irretito. Amabile la complicità che si instaura tra lettore e scrittore, accomunati dall’esperienza di un problematico e conflittuale rapporto con la quotidianità, in cui la distanza, ironicamente straniata, dalle ‘cose’ del mondo, pare indissolubilmente legata alla passione che ad esse ci muove e che anima il nostro saperle pensare!

Giulia Casseri, Classe V sez. A. Liceo Scientifico Mantellate opz. Scienze Applicate: Gian Mario Villalta in Telepatia, una raccolta di poesie suddivisa in diciannove poemetti di quattro testi l’uno, o quasi. In uno di questi, dall’eloquente titolo La figlia che dice che è felice, il poeta analizza, attraverso un percorso che si snoda lungo cinque poesie, il suo problematico rapporto con la fiducia e la felicità in cui la figlia gioca un ruolo importante. E se all’inizio il poeta stenta a provare questi sentimenti, poesia dopo poesia, passando da un “ti voglio bene” ad un “sono felice oggi/ e non so perché”, questo tortuoso viaggio culmina con una presa di coscienza, che porta lo stesso Villalta a chiedersi se abbia mai detto a qualcuno – dagli amici ai genitori fino ad arrivare alla natura – “sono felice”.

Federica Chiti, Classe V sez. A, Liceo Scientifico Mantellate opz. Scienze Applicate: Con questa poesia, la n. 2 del poemetto Serate memorabili contenuta in Telepatia, Gian Mario Villalta porta alla luce una grande verità sulla condizione esistenziale umana, ossia la solitudine di chi ha acquisito la consapevolezza di rappresentare un microscopico atomo dell’intero universo, capace di esistere e di evolversi anche senza la sua presenza.

Irene Nesi. Classe V sez. A, Liceo Scientifico Mantellate: Gian Mario Villalta: Nella poesia Un osso un paradosso: lo sa la rima, contenuta nel poemetto Tempi d’istanti della raccolta Telepatia, il poeta ci spiega con tranquillità e galanteria che, purtroppo, Petrarca si sbagliava. La rima è molto più di un metro del sospiro: è l’ossatura del testo poetico, è nascosta sotto la pelle delle sillabe e rivela la forma della nostra stessa carne.


VINCITORI SPECIALI

Per il gusto corale e in certo modo sperimentale di affrontare il testo poetico interagendo e confrontandosi su temi all’apparenza lontani ma quanto mai declinabili alla vita di un adolescente.

Vittorio Meoni e Kevin Giaimo, classe V D Me, Ipsia Pacinotti: Da Telepatia, di Gian Mario Villalta, “Il pensiero di te”: Il pensiero che abbiamo degli altri non proviene proprio da come essi sono ma da come gli altri si sono comportati con noi. Ma è la memoria che crea dei pensieri verso quella persona, come fossero attimi epifanici proustiani. Il pensiero che arriva dal profondo si trasforma e si proietta nel futuro. Quando si pensa a qualcuno si rivive quel momento come se fossimo lì, e dopo ce ne dimentichiamo di nuovo come se morissimo. E’ un pensiero talmente vicino all’amore che nessun altro può essergli così vicino come noi, perché nei momenti in cui si rivela il pensiero dell’altro si sente la propria eccezionalità. Anche solo immaginandola, una persona è accanto a noi. E’ l’altra metà del cielo, che ci porta tre metri sopra il cielo, e vediamo il cielo in una stanza.

Vittorio Meoni e Kevin Giaimo, classe V D Me, Ipsia Pacinotti: Da Nel folto dei sentieri, di Umberto Piersanti. “Il capriolo”. Le vie di mezzo non ci sono, quando ci siamo persi e siamo come dei bambini, ma solo apparentemente l’alternativa è tra “o ritroviamo il nido o il cielo piangerà per noi”. Nel viaggio che l’anima compie durante la nostra vita, siamo impotenti e ce ne rendiamo conto ma abbiamo la possibilità, invece che di rimanere piccoli e non autonomi, di trovare il coraggio di affrontare le avversità. Come in un haiku, il poeta ricorre a elementi naturali e esperienze emozionanti per esprimersi.