68 Ceppo – Giulia Oglialoro vince il Ceppo Under 35 Opera Prima

Giulia Oglialoro vince il Ceppo Under 35 Opera Prima. La motivazione alla pubblicazione di Paolo Fabrizio Iacuzzi e la motivazione critica di Giuseppe Zucco.


Giulia Oglialoro vince il Premio Ceppo Under 35 Opera Prima 2024  con il racconto Le stelle nere (Industria & Letteratura 2024, nella collana diretta da Martino Baldi), suo libro d’esordio, pubblicato grazie al Premio Internazionale Ceppo e al sostegno della Fondazione Caript.

Come scrive Paolo Fabrizio Iacuzzi, presidente del Premio, nella motivazione alla pubblicazione (novità in assoluto per il Premio Internazionale Ceppo), Giulia Oglialoro ha vinto “per la potenza narrativa e immaginifica di una scrittura capace di attraversare una pagina oscura della nostra Storia nell’intreccio fra vita e morte, sogno e memoria, speranza e terrore, in una lingua meravigliosamente avvolgente, ritmica e poetica”.

Come scrive Giuseppe Zucco, “Giulia Oglialoro classe 1992, ha pubblicato scritti su tante riviste letterarie e ha co-diretto un magnifico documentario (L’oceano intorno a Milano. Conversazioni con Milo de Angelis, selezionato da molti festival internazionali). Le stelle nere è il racconto di una fuga. Una donna, Agnes, e una ragazza, Ester, seguono un uomo misterioso cercando di porre quanta più distanza tra sé e l’Austria occupata dai nazisti. La notte copre i loro passi, e con timore e tremore attraversano ripidi sentieri di montagna, oscuri boschi, paesini abbandonati e ridotti in macerie. Seguendo questa rapida sinossi, il racconto potrebbe apparire convenzionalmente realistico e privo di sorprese. Ma Oglialoro sembra tenere a mente cosa scrisse Cormac McCarthy nel suo romanzo-testamento, Il Passeggero. Gli esseri umani sono “Dieci per cento biologia e novanta per cento mormorio notturno”. Il racconto, infatti, assume il punto di vista di Agnes e inevitabilmente affonda nel mormorio notturno di questa donna che, dopo avere coronato il sogno di diventare una ballerina, ora scappa via sotto “il cielo buio richiuso come una palpebra sul mondo”. In questo modo, il racconto procede con il tono incantato di un dormiveglia, dove tutto si fa labile e ogni cosa perde i propri confini.

L’abilità particolare della Oglialoro è proprio questa, restituire il mondo come un luogo infinitamente complesso, dove tutto è compresente e intrecciato, la veglia al sogno, il presente al passato, la vita alla morte, il bene al male, l’oscurità al lucore, la materia ai fantasmi, gli uomini agli animali, la guancia dura della roccia alla guancia tenera delle rose di montagna. Soprattutto per l’uso poetico ma estremamente preciso della lingua, verrebbe da pensare che Oglialoro abbia fatto sue alcune lezioni di Anna Maria Ortese. Del resto, è stata proprio questa grandissima scrittrice a rivelare che la realtà ha costante natura di fiaba, o ancora meglio di mito, dove chi ha danzato una volta, continuerà a danzare per sempre, poiché la morte è un’illusione e la vita un racconto che si rinnova costantemente.


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