69 Ceppo – Lezioni di Andrea Donaera e Federico Italiano


28 FEBBRAIO Libreria Lo Spazio, ore 17.30. Per il ciclo MARZO MESE DELLA POESIA, a cura di Paolo Fabrizio Iacuzzi, lezioni di Andrea Donaera e Federico Italiano, poeti finalisti ai Premi Ceppo Poesia Under 35 e Ceppo Poesia. Con il sostegno di FONDAZIONE CARIPT. Partecipa Giulia Martini e Filiberto Segatto, giurati del Premio. Alla presenza dei candidati alla Giuria dei Giovani Lettori. 

1° MARZO Mattina • INCONTRI PER IL PROGETTO “POESIA ARTE NATURA”. Il poeti registrano un video con gli studenti del Liceo Petrocchi in luoghi d’arte e di natura.

Partecipano a entrambi gli eventi gli studenti del Progetto Ceppo Petrocchi Poesia Arte e Natura (con la collaborazione di COLDIRETTI PISTOIA e della DIOCESI DI PISTOIA) con i loro insegnanti Beatrice Margiacchi e Raffaella Melani in vista del 21 marzo, Giornata Mondiale della Poesia, e del 10 maggio, Premiazione dei sei vincitori.


LEZIONE CON ANDREA DONAERA. In occasione della presentazione del libro “Le estreme conseguenze” (Le Lettere), il poeta legge e commenta una poesia di RAFFAELLO BALDINI.

Andrea Donaera vince il premio Ceppo Selezione Poesia Under 35 2025 per aver saputo dar forma alla precarietà della condizione giovanile contemporanea, e più in generale della condizione umana, attraverso una espressività fortemente connotata. L’alternarsi di versi e di prose dal diverso tasso di liricità, di frammenti poetici e narrativi, conferma la sua abilità nel trattare e ibridare i diversi generi e i linguaggi esperiti nelle sue prove precedenti, che vanno dalla poesia alla narrativa e alla saggistica. Prevale nel suo dettato un ritmo battente e ribattuto, che ben si attaglia a una postura risentita, ora sarcastica e rabbiosa, ora ripiegata e disperata, di fronte alla vita familiare, alla sfinitezza di un contesto provinciale del Sud (Filiberto Segatto, dalla motivazione)

Andrea Donaera è nato in Salento nel 1989 e vive a Gallipoli. Oltre al libro vincitore ha pubblicato: Il latte versato (Sigismundus 2012), Certe cose, certe volte (Marco Saya 2013), Occhi rossi (‘Round midnight 2015), Una Madonna che mai appare (Poesia contemporanea. Quattordicesimo quaderno italiano, Marcos y Marcos 2019), I vivi. Un tremore (Fallone 2022).


Raffaello Baldini
“In treno”

A sérmi améigh, insòmma guèsi améigh,
avémmi studié insén
a Rémin, li la féva al magistrèli,
no própia insén, mè a féva l’Istitéut,
e pu a Bulògna, a l’università,
sò e zò se treno, a s’incuntrémmi spèss,
a ciacarémmi, a s’impristémmi i léibar,
la m’à imprèst un zal ch’ l’éva un tétal strèn,
Con te, mo bél, e’ piò bèl zal ch’ò lèt,
pu a zcurémmi di film,
li u i era pieséu Kramer contro Kramer,
ènca mu mè, mo mè u m’era pieséu
’na masa Il grande freddo, «Val a vdai»,
e dop la m’à détt: «Bèl, t’évi rasòun»,
«Amo i americhèn i è brèv, t’é vést
Blade Runner? quèll dabón l’è un cheplavòur»,
ècco, di zchéurs acsè,
e cla sàira a turnémmi da Bulògna,
a sérmi partí agli òt, l’era zà nòta,
avémmi tróv un scompartiment svéit,
própia te mèz, «Dmènga a Ravènna u i è
Vasco Rossi, ta l cnòss? éun un pó mat»,
«Ta l vé a sintéi?», «E tè?»
e at che mumént, tac, l’è vnú mènch la luce,
u n s’avdéva piò gnént,
a i ò dmand: «T’é paéura?», e li: «E tè?»,
émm ridéu pièn, a sémm stè zétt un pó,
pu a n’e’ so gnénca mè cmè ch’ l’è suzèst,
l’è stè ’nca e’ su parfómm,
stil, mo u m’antréva dréinta,
a la ò zirca s’na mèna, e’ braz, la spala,
pièn, senza strènz, i cavéll, quant cavéll,
pu tònda e’ còl, pu a l’ò basèda, e li
la m’à basè ènca li, e a stémmi alè,
a n savémmi quèll déi,
pu a i ò basè i ócc, téndar, guèsi déulz,
sémpra senza dí gnént, pu un èlt bès, lòngh,
a stémmi zétt, sgònd mè,
ènch’ da la maravèia, a n s l’aspitémmi
d’inamurès ad bot che mircal sàira,
te schéur, in treno, un pó préima ’d Frampùl.

In treno. Eravamo amici, insomma quasi amici, | avevamo studiato insieme | a Rimini, lei faceva le magistrali, | non proprio insieme, io facevo l’Istituto, | e poi a Bologna all’università, | su e giú in treno, c’incontravamo spesso, | chiacchieravamo, ci prestavamo i libri, | m’ha prestato un giallo che aveva un titolo strano, | Con te, ma bello, il piú bel giallo che ho letto, | poi parlavamo di film,| a lei era paciuto Kramer contro Kramer, | anche a me, ma a me era piaciuto | molto Il grande freddo, «Vallo a vedere», | e dopo mi ha detto: «Bello, avevi ragione», | «E beh, gli americani sono bravi, hai visto | Blade Runner? quello davvero è un capolavoro», | ecco, dei discorsi cosí, | e quella sera tornavamo da Bologna, | eravamo partiti alle otto, era già notte, | avevamo trovato uno scompartimento vuoto, | proprio al centro, «Domenica a Ravenna c’è | Vasco Rossi, lo conosci? uno un po’ matto», | «Lo vai a sentire?», «E tu?» | e in quel momento, tac, è mancata la luce, | non si vedeva piú niente, | le ho chiesto: «Hai paura?» e lei: «E tu?» | abbiamo riso piano, siamo stati zitti un po’, | poi non so neanch’io com’è successo, | è stato anche il suo profumo, | sottile, ma mi entrava dentro, | l’ho cercata con una mano, un braccio, la spalla, | piano, senza stringere, i capelli, quanti capelli, | poi intorno al collo, poi l’ho baciata, e lei | m’ha baciato anche lei, e stavamo lí, | non sapevamo cosa dire, | poi le ho baciato gli occhi, teneri, quasi dolci, | sempre senza dir niente, poi un altro bacio, lungo, | stavamo zitti, secondo me, | anche dalla meraviglia, non ce l’aspettavamo | d’innamorarci di colpo quel mercoledí sera, | al buio, in treno, un po’ prima di Forlimpopoli.


LEZIONE CON FEDERICO ITALIANO. In occasione della presentazione del libro “La grande nevicata” (Donzelli) il poeta legge e commenta una poesia di JAN WAGNER.

Federico Italiano vince il Premio Ceppo Selezione Poesia 2025 per la sua poesia dettagliata, paziente e fiduciosa del fatto che la scrittura abbia ancora un compito da svolgere in questo periodo storico. Italiano offre una visione vasta e articolata dei minimi particolari della memoria, sia quella personale che quella dei documenti, sia del primo assaggio infantile di una barbabietola che quella del resoconto della morte di Gogol. L’esercizio di decongelamento dal “permafrost / della memoria” non è sterile musealizzazione ma rimessa in circolo di quanto tende a rimanere sommerso dal candore asettico del silenzio. Ungarettianamente (anche se la forma è tutta montaliana, del Montale dei Mottetti), Italiano va a ripescare i resoconti del passato, li offre alla pagina nella convinzione che la condivisione sia l’unico mezzo di salvataggio dall’oblio. (Michele Bordoni, dalla motivazione)

Federico Italiano è nato a Galliate, tra il Ticino e Novara, nel 1976. Oltre al libro vincitore, ha pubblicato: Nella costanza (Atelier 2003), I Mirmidoni (Il Faggio 2006), L’invasione dei granchi giganti (Marietti 2010), L’impronta (Aragno 2014), Un esilio perfetto. Poesie scelte 2000-2015 (Feltrinelli 2015) Habitat (Elliot 2020).


Jan Wagner 
“australia”

iniziammo verso l’ora di pranzo:
dove il ponte svaniva nel campo
a maggese, l’autostrada in lontananza;
attraverso un caleidoscopio

di bottiglie frantuma-
te, un apparato
radicale di gramigna e vecchi tappeti;
nascosto dietro il fiume,

il tubo della fogna con il suo buio
biblico e il semplice
sermone del suo gocciolio.
scavammo. dietro i biancospini

la colonia di canneti, la carcassa
paleontologica d’un auto, ingoiata
dall’argilla come un fossile.
un areostato

con la sua pubblicità di birra
o gelatina
oltrepassò baldanzoso il sobborgo,
e tutt’intorno le sanguisughe lucenti e corvine

di pneumatici scartati, inzuppati
di fango e acqua piovana,
i barattoli di vernice, fracassati
e derelitti.

scavavamo; tacque un grillo
mentre una coppia di merli nervosamente
saltava intorno a un rugginoso rastrello
l’artiglio di un uccello più grande.

quanto ancora, perché avessimo a che fare
con rocce, giacimenti di minerali
e carbone? quanto ancora,
prima che da qualche parte un koala

sentisse la terra muoversi
per vedere qualcosa di strano:
un buco nel terreno, due ragazzi
imbrattati di fango che provavano

a contare fino a dieci, scomparendo
nella mitica sera giallo-
senape, dove una vanga sul bordo
stava conficcata come un vessillo.

(da Autoritratto con sciame d’api, a cura di Federico Italiano, Bompiani, Milano 2022, pp. 301–303)